(di Luciano Fioramonti)
”Il Festival è soprattutto un luogo.
D’ estate noi cerchiamo la magia che non si trova nelle sale da
concerto e nei teatri anche più prestigiosi dove regna la
bellezza. Qui c’ è anche l’ incanto della natura, dell’ arte e
dell’ acustica di un luogo meraviglioso come il Chiostro di
Sant’ Agostino”. Michael Guttman, violinista e direttore d’
orchestra belga con una lunga carriera alle spalle, spiega così
la particolarità di ‘Pietrasanta in Concerto”, il Festival che
ha inventato diciotto anni fa e che si conclude stasera con ‘
esibizione del Michelangelo Quartet dopo undici giorni di
spettacoli. ”I festival estivi – dice all’ ANSA – servono a
presentare programmi che non sempre è possibile realizzare
durante la stagione classica. Per questioni di budget è più
facile proporre ensemble e formazioni ridotte, dall’ ottetto al
duo. Ma è anche l’ ambiente a fare la differenza”. Qui, ad
esempio, i concerti cominciano alle 21:30 e finiscono quasi a
mezzanotte. ”E’ un’ altra dimensione – spiega il direttore
artistico -. In un teatro non esiste la magia della musica all’
aperto di notte. E non ha senso presentare artisti che si
possono sentire abitualmente a Milano, a Roma o a Parigi. L’
idea, invece, è richiamare un pubblico che venga ogni giorno
per trovare un altro mondo e concerti molto diversi tra loro”.
Per Guttman, brussellois doc e grande collezionista di Magritte,
a rendere speciale il Festival è proprio Pietrasanta, ”un
piccolo paese molto internazionale tra mare, monti e campagna”
strategico perchè poco lontano da Francia, Svizzera e Austria
dove si svolgono festival da quali gli artisti possono arrivare
più facilmente che nelle regioni del sud Italia.
Per il ventennale del Festival, nel 2026, il musicista sta
già pensando a qualcosa di speciale. ”Spero che torni Martha
Argerich, che è già stata qui cinque volte. Mi ha detto di sì ma
mancano due anni e lei non ama prendere impegni con troppo
anticipo. Sarà però un festival con lo stesso spirito degli
inizi, mon una rassegna di musica da camera ma di musica,
punto”. Quest’ anno il programma ha riservato grande spazio al
folk, con serate dedicate alla musica armena, argentina, tzigana
e irlandese. Il pubblico ieri sera si è entusiasmato con il
concerto del violinista Daniel Hope e il suo gruppo, un viaggio
trascinante alle ricerca del rapporto tra le radici del folk
irlandese sul finire del 1600 e i maestri italiani del barocco
come Antonio Vivaldi, Domenico Scarlatti e Francesco Germiniani.
”La musica popolare viene dalla terra, dalla danza, dal cuore –
osserva Guttman – La classica è più di testa, cerebrale. Abbiamo
bisogno di yig e yang. Non sono mondi musicali diversi, mi piace
trovare il modo di unirli”. I festival estivi sono, però,
diventati un fenomeno dilagante con decine di proposte che si
accavallano. ”L’ idea è cominciata nel sud della Francia alla
fine degli anni Sessanta, nelle piccole chiese, in modo
spontaneo e disorganizzato, con musicisti che invitavano gli
amici per esibirsi. Noi non puntiamo molto sugli incontri tra
artisti che non hanno mai suonato insieme ma è capitato.
L’orchestra da camera di Basilea, ad esempio, ha incontrato un
gruppo kletzmer della stessa città: non si conoscevano ed é
stato un colpo di fulmine che ha sorpreso anche loro. Il senso
del festival è la libertà di proporre programmi e incontri
nuovi”.
Guttman ricorda di essersi innamorato di Pietrasanta proprio
per l’ arte. ”Sono nato in una famiglia di musicisti e
collezionisti, amici dei surrealisti belgi. A metà degli anni
novanta sono venuto in vacanza in Italia e qui ho trovato una
atmosfera straordinaria, mostre, gallerie, sculture all’ aperto
o nei ristoranti. Quando ho visto piazza Duomo ho immaginato
quello che sarebbe accaduto. Ho suonato in una stradina per una
mostra in una piccola galleria. Avevo appena partecipato all’
Elba Festuval e all’ assessore alla cultura ho proposto ‘Perchè
non facciamo anche qui qualcosa?’. E nato così la rassegna che
ogni anno porta in scena artisti di altissima qualità. Sono lo
chef di una trattoria stellata a conduzione familiare ”.
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