Il presidente del
Messico Andrés Manuel López Obrador ha dichiarato nel sesto ed
ultimo Rapporto del Governo che durante la sua amministrazione,
nella lotta contro la criminalità organizzata, si è usata più
intelligenza che forza, con “più rispetto per la vita”.
Il capo dell’esecutivo ha confrontato il tasso di letalità tra i
suoi sei anni di mandato e quelli di Felipe Calderón
(2006-2012), sottolineando alcuni dati relativi agli scontri tra
forze federali e membri della criminalità.
“Per illustrare questo fatto – ha spiegato Obrador – vale la
pena ricordare che nel 2011, durante il periodo di Felipe
Calderón, si verificarono 1.076 scontri tra forze armate e
gruppi criminali. In essi persero la vita 1.412 persone. I
feriti e i detenuti furono 1.027: 285 morti in più rispetto ai
feriti e ai detenuti. Lo scorso anno, invece, gli scontri si
sono ridotti a 486 con un totale di 271 morti e 442 feriti e
detenuti. C’è stato, quindi, meno uso della forza e più rispetto
per la vita”.
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