Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLe microplastiche sono ormai ovunque nel corpo umano. Le concentrazioni più elevate sono state riscontrate in organi di vitale importanza come il cervello: i livelli di micro e nanoplastiche rilevate in un cervello di peso medio di un adulto corrispondono all’equivalente di un terzo di una bottiglia di plastica da 1,5 litri.Lo evidenzia una ricerca commissionata da Vera studio a un gruppo di esperti dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. La ricerca, condotta da Raffaele Marfella, del dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche avanzate, Pasquale Iovino, del dipartimento di Scienze e tecnologie ambientali biologiche e farmaceutiche, e da Francesco Prattichizzo, dell’Irccs MultiMedica, polo scientifico e tecnologico di Milano, sintetizza le fonti di esposizione alle micro e nanoplastiche, le tipologie di queste particelle e le associazioni patologiche connesse.Loading…La plastica nel cervello al Planetary health festivalI risultati sono stati presentati al Planetary health festival – Il festival italiano della salute planetaria che si è chiuso il 5 ottobre 2024 a Verona. Le micro e nanoplastiche riscontrate più frequentemente provengono da materiali ampiamente utilizzati nella vita quotidiana, come contenitori per bevande e alimenti, tubature per l’acqua e tessuti sintetici come nylon e poliestere.Al via la Wwf Blue Panda week per proteggere il MediterraneoQuesti materiali – spiegano i ricercatori – rappresentano fonti difficili da quantificare, poiché sono presenti nell’aria (sia interna che ambientale), nell’acqua (soprattutto in bottiglia), nel cibo confezionato e nei prodotti per la cura della pelle. Fra questi, le bustine di tè in nylon e i biberon che, a seguito dell’esposizione al calore, come nel caso dell’utilizzo del microonde, possono rilasciare grandi quantitativi di particelle potenzialmente dannose per l’organismo.“In alcuni casi- sottolinea Marfella -è stata dimostrata l’incidenza di queste sostanze nelle cardiopatie, nell’ictus e persino nell’Alzheimer”.