Grazie alle misure restrittive
imposte per legge in questi ultimi due anni, l’effetto negativo
del Super Ecobonus 110% sui conti pubblici si è quasi esaurito.
Tuttavia, rileva la Cgia, dall’introduzione di questa
agevolazione sino al 31 agosto scorso, gli oneri complessivi a
carico dello Stato sfiorano i 123 miliardi di euro. Ad oggi, gli
immobili che dal luglio 2020 hanno beneficiato di questo
provvedimento sono stati poco meno di 500mila. Pertanto,
considerando che in Italia gli edifici residenziali sono circa
12,2 milioni, si stima che il cosiddetto Superbonus abbia
interessato solo il 4,1% del totale degli immobili ad uso
abitativo, investendo oltre 6 punti di Pil. Con il 110%
sembrerebbe essere stato favorito maggiormente i proprietari di
immobili con una buona/elevata capacità di reddito
Per la Cgia con 123 miliardi ci sarebbero stati 1,2 milioni
alloggi pubblici nuovi: 400mila in più di quanti ne disponiamo
adesso.
A livello regionale, è il Veneto ad aver registrato il
ricorso più numeroso al 110%. Con 59.652 asseverazioni
depositate, l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero
degli edifici residenziali esistenti è stata pari al 5,6%.
Seguono l’Emilia R. con 44.438 asseverazioni (incidenza del
5,4%), il Trentino A.A. con 11.342 interventi e (5,4%), la
Lombardia con 78.125 (5,2%) e la Toscana con 38.532 operazioni
(5,2%). Per contro, a “snobbare” l’incentivo sono state le
regioni del Mezzogiorno: Molise e Puglia, ad esempio, hanno
interessato solo il 2,9% dei propri edifici residenziali, la
Calabria il 2,6% e la Sicilia solo il 2,2%. Sempre a livello
nazionale, l’onere medio per edificio residenziale a carico
dello Stato è stato di 247.819 euro. Il picco massimo è Valle
d’Aosta con 401.040 euro per immobile: seguono la Basilicata con
299.963 euro, la Liguria con 298.314 euro, la Lombardia con
296.107 euro e la Campania con 294.679 euro. Chiudono la
graduatoria il Veneto con un costo medio per intervento di
194.913 euro per edificio, la Sardegna con 187.440 e, infine, la
Toscana con 182.919 euro.
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