«La sospensione dell’avvocato Alessandra Demichelis, decisa dal consiglio distrettuale di disciplina dell’Ordine forense di Torino, è un atto anti storico, ridicolo e profondamente ingiusto».
A dirlo è l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, presidente del partito «Libertà, giustizia, Repubblica» e numero uno delle Camere penali del diritto europeo e internazionale.
«Siamo davanti a una decisione che rappresenta l’antitesi esatta del concetto di diritto – aggiunge Tirelli –. I consigli di disciplina e i codici deontologici sono un retaggio del Ventennio fascista che oggi non hanno più motivo di esistere. Il nostro partito si batterà, in tutte le sedi, per la loro soppressione».
«I professionisti non possono e non devono rispondere a loro colleghi di concetti assolutamente astratti e atipici come il decoro e la morale – spiega Tirelli –. In Iran c’è la polizia morale che controlla e sanziona i comportamenti della sfera privata; farlo in Italia, oggi, a proposito di alcuni scatti ritenuti a sfondo erotico – nel Paese che ha aperto le porte del Parlamento a pornostar e transgender, come Luxuria, che faceva scempio dell’alto valore simbolico e istituzionale della carica partecipando a Gay pride trasformati in carnevali della promiscuità e del libertinaggio sessuali – significa aver sconfinato nel terreno del macchiettistico».
«I professionisti devono essere giudicati per come espletano le funzioni loro affidate dalla legge e non per la loro vita privata o per i gusti estetici o per chissà quale altro futile motivo – continua il leader di LgR – e giudicati, specifico, non da altri professionisti, ma soltanto dai giudici ordinari, come accade al resto dei cittadini. Non possono esistere tribunali speciali, come i consigli di disciplina, che si arrogano il diritto di decidere sulla vita o sulla morte lavorativa di un professionista imitando i tribunali speciali di guerra o quelli degli ayatollah».
«LgR si impegna a debellare questo malcostume con tutte le iniziative legislative possibili, in ogni sede, perché i consigli di disciplina sono delle pistole puntate alle tempia dei professionisti più deboli che non hanno strumenti e modi per difendersi. I codici dentologici si interpretano per gli amici e si applicano per i nemici. È giunto il momento di dire basta a questi soprusi legalizzati».